Ho preso un Sorso di Vita − Vi dirò quanto l’ho pagato − Precisamente un’esistenza − Il prezzo di mercato, dicono.
M’hanno pesata, Granello per Granello − |
I took one Draught of Life − I’ll tell you what I paid − Precisely an existence − The market price, they said.
They weighed me, Dust by Dust − Emily Dickinson |
Verrebbe da dire: narrare l’autunno, se non fosse per il verde che, nonostante la lana grigia, scoperchia il paesaggio.
La mamma mi chiedeva stamattina se non mi piace ascoltare la pioggia nel dormiveglia, no, mi mette tristezza, rimpianto di luce.
Cerco di trovare un senso a questo groviglio di eventi, impegni, contabilità edilizie indigeste, leggendo “Ogni giorno”. di Olav Hauge:
Le grandi tempeste
le hai alle tue spalle.
Non domandavi un tempo
perché esistevi,
da dove venivi o dove stessi andando,
eri soltanto nella tempesta,
eri nel fuoco.
Ma si può anche vivere
nella vita d’ogni giorno,
il grigio calmo giorno,
piantare patate, rastrellare foglie
e raccogliere rametti,
ci sono tante cose a cui pensare al mondo,
a tutto non basta la vita di un uomo.
Dopo il lavoro puoi arrostire il maiale
e leggere poesie cinesi.
Il vecchio Laerte tagliava i rovi
e rincalzava il fico,
e lasciava gli eroi combattere a Troia.
… e mi sforzo di trovare vita in questi fogli cifrati, nella noia della biancheria che si sporca, si lava, si piega, si sporca di nuovo, nell’insalata da mondare, nella teiera che aggiunge profumo e calore alle filigrane notturne.
“La vera formula dell’attendere è forse questa: non prevedere niente, se non l’imprevedibile. Non aspettare niente, se non l’inatteso.” Christian Bobin
Ecco, l’inatteso, mentre le mani di Sofia dialogano con la tastiera, questo alternarsi di note in preparazione del concerto di domani, l’imprevedibile, che quando arriva spesso spaventa, perchè spodesta il calendario di pedine e porta con sè anche “il grigio calmo giorno” .
“Forse devi fidarti anche delle zone inesplorate del tuo cuore, del tuo animo, quelle che seppellisci dietro infiniti ragionamenti e pensieri. Forse finora hai vissuto usando solo il tuo emisfero sinistro, la razionalità, la testa, il calcolo, ma hai constatato che le reti non si sono riempite. Forse devi cambiare registro, dalla filosofia passare alla poesia, dal ragionamento alla “follesofia”, cioè a quella sapienza un po’ folle che penetra il nocciolo della realtà con la sensibilità e l’intuizione, la bellezza e la creatività.”
Luca Buccheri fa presto a dire di usare l’altro emisfero! Nonostante la predilezione o il desiderio di questa “follesofia” gli emisferi si contaminano, come quelle ampolle di olio e aceto che assomigliano ad alambicchi e mediano già la miscela. Quei ragionamenti capricciosi che si insinuano come folletti nelle ore di veglia e fanno sì che il “mio passo di marcia assomigli a quello dei militari russi”, come dice Enrico – il collega creativo della scrivania a destra, ecco ancora di emisfero destro si tratta
Ecco, non partiamo da zero, abbiamo “spalle” possenti su cui posizionarci per aggiungere miglia allo sguardo interiore, per scalfire la quotidianità fatta di tanti emisferi sinistri, che marciano impettiti, da scombinare più che con follesofia con femminosofia, sulla quale Marisa invitava ad inventarsi e scrivere in una sera d’inverno ed ecco i miei pensieri di allora:
Femminosofia: un modo intimo di guardare il mondo, l’altro. Un attraversare campi arati di fresco senza timore di sporcarsi; la tessitura forte e nello stesso tempo morbida, che sostiene il respiro quotidiano.
Femminosofia: le nuvole a colazione, l’iniziare con passi che sanno di cielo, l’affrontare la guerriglia con àncore di umanità.
Le emozioni a pranzo, il mettere nel desco quotidiano la volubilità del cuore, condire le pietanze con le risate della leggerezza.
Le storie a cena, il sapersi parte di una storia, inventare una propria storia, essere storia per chi verrà.
Femminosofia: curare con la vita; essere grembo fecondo di gesti, pensieri, parole; ricucire diaspore, disegnare paesaggi sensibili e colti.
Esagerato? Utopistico? Macchè, estremamente femminile .
Ho mancato l’appuntamento annuale con i ciliegi, hanno sconquassato il calendario e mi hanno presa in contropiede.. ahimè.. e che dire dei papaveri spavaldi sul ciglio dell’argine o le cascate di glicine tutte eleganti e morbide.. un assalto estivo..
Che smania di togliersi calze, di scoprire le braccia, ma non è solo quello, c’è voglia di estate interiore, ma mi sa che ho avviato un programma sbagliato.. oggi è servito il cappotto, cosa mai non avrà funzionato??
Caso mai apro la porta, come invita il poeta Miroslav Holub:
“Apri la porta.
Forse fuori vedrai
un albero, o un bosco,
un giardino,
una città magica.
Apri la porta.
Se c’è nebbia, si diraderà.
Apri la porta.
Anche se troverai solo l’oscurità pulsante
o il vento che soffia,
anche se fuori non c’è nulla,
vai e apri la porta.
Quantomeno
entrerà un po’ d’aria”.
(Miroslav Holub)
Buon San Valentino: a chi vuol bene, a chi ha paura, a chi si è stancato di voler bene, a chi riparte, a chi sogna, a chi si stanca di attendere chi mai non giunge sulla soglia, a chi detesta dimostrarlo, a chi sta imparando, a chi pensa che è una ricorrenza commerciale, a chi pensa che invece è splendido soffermarsi sul voler bene, sul condividerlo e farne un gran dono, vale a dire a chi sale in mongolfiera e mantiene ferma la rotta, a chi invece perde quota e non se ne accorge, a chi si da un gran daffare a ricaricare il gas… insomma, niente è scontato, serve sempre un gran cuore ed una costanza granitica… Auguri! 🙂
“Non avere paura dell’amore.
Posa lentamente la tua mano
sul petto della terra e senti respirare
nel suo seno i nomi delle cose che lì stanno
crescendo: il lino e la genziana; il pisello odoroso
e le campanule azzurre; la menta profumata per
le infusioni in estate e la tela di radici di un
piccolo alloro che si organizza come una rete
di vene nella confusione di un corpo. La vita non è mai
stata solo Inverno, mai solo bruma e abbandono.
Sebbene piova ancora, che ti importa: posa
lentamente la mano sul tuo petto e ascolta il fragore
della tempesta che fa crollare i muri: esplode nel
tuo cuore una viola del pensiero, sarà dolce il suo
polline nella corolla di un bacio, non avere paura,
te lo chiederanno all’arrivo della primavera.”
Maria do Rosário Pedreira
Oh, Pallina con i cristalli sul velluto nero!.. Ma allora nevica di nuovo… Sarà anche fascinosa, sarà anche fiabesca, sarà che ci fa paura perchè siamo traumatizzati da spread, Grecia insolvente, crisi – come dice Cerami in un delizioso articolo di qualche giorno fa sul Sole -, ma quando la giornata è di quelle feriali, operative sin dal servizio taxi all’alba (ma non erano finiti i giorni della merla??), la poesia dei fiocchi mi incanta poco… E così pure penso per chi ha casa fredda o chi non ce l’ha..
Viviamo tutto come una continua disgrazia? Diceva Mentana ieri sera che siamo passati dal reality Concordia-Schettino a quello Roma paralizzata-Alemanno, tutto ingigantito quindi? Mah… L’animo comunque è turbato da mancanze etiche che ormai cessano di stupire proprio per la loro abbondanza – e questo cinismo è terribile -, ammanchi, plusvalenze ingorde, evasione senza cura del pubblico e sociale che ne risente, spauracchio del gas siberiano che pare abbia le ore contate e la Siria: da che parte sta la verità? Leggo articoli che esprimono pareri opposti, da dove attingere il discernimento?
La mattina avanza, l’orario marcia imperterrito.. è ora di andare..
E se fosse il mio onomastico? 🙂
Domenica d’inverno, la spolverata esterna chiama colazione cioccolatosa, è di prassi l’occupazione del tavolo della cucina per turno grammaticale, verso mezzogiorno finalmente compare il violoncello, se non si studia almeno il giorno prima della lezione, impagabile sottofondo mentre sistemo doni natalizi ricevuti ieri sera – e chi l’ha detto che ci sono i giorni stabiliti per scambiarseli, farlo a febbraio è delizioso 🙂 -, andirivieni domestico, porte che si aprono, si chiudono, biancheria da raccogliere, insomma parecchio da “tambarare” come dice l’amico Toni…
Gita? Ormai è tardi, carburanti esosi, budget ridotto, vanno bene anche le colline limitrofe – ormai le stiamo battendo dall’autunno 😉 -, c’è chi vuole camminare sulla neve, allora bisogna salire un po’ , Santa Margherita, con la sua “vela” ecclesiastica così inconsueta.
Sentiero in salita – te pareva – , orme sulla neve, scarponi che si bagnano, querce giovani, altre mature, hanno ormai gli abiti sgualciti, alcune già svestite, pungitopo che si prodigano a mantenere in equilibrio le sciarpe bianche,occhieggiano qua e là bottoni colorati.
“Mi fai una foto mentre salto?” Così magari il malumore evapora…
Ma le salite non finiscono mai? Sperando che questi fili d’erba non prenotino dall’ortopedico dopo aver dovuto posare con pesanti collane di cristallo..
La pelle pizzica per il freddo, meno male i guanti, ma per far le foto bisogna pur toglierli, mani di quercia che porgono rinfreschi, ufff, ammutinamento delle batterie… zzzzrrrttttt… Meno male avevo colto la bocca aperta del riccio che si è fatto sfuggire la castagna, ecco, vedi, a chiaccherare troppo…
Sulla via del ritorno la luce muta, si avvicina la sera e mi godo la parentesi senza pavimenti, piastrelle, laminati, sughero, battiscopa 🙂
Sei simile al cielo verso sera, hai
la luce d’oro nelle pupille,
come un po’ di neve al crepuscolo
che sa che scende il buio.
E vorrei
accecarmi il cuore, cessare di vederti
cadere in te
come cade la sera, come la notte
acceca la luce del bosco che cammina
di cima in cima ogni volta più alta,
fino al ramo dell’isola dove si posa il sorriso
dell’ultimo sole,
lo so che avanzi
perché avanza la notte! e che illumini
tre foglie soltanto nel bosco,
e penso
che l’ombra ti renderà chiara e distinta,
che tutto il sole del mondo riposa
in te, il ritardato, l’infiammato
ramo del cuore dove ancora
trema la luce senza sole quando si compie il giorno.
Ecco, una spolveratina di neve, va bene così, il paesaggio contiene luce, la strada è sgombra, l’ovatta attutisce il mondo, i pensieri “fioccano”, basta accoglierli e riordinarli, ecco, manca l’ordine, come sempre… 🙂
Buona domenica con le parole deliziose di Olav Hauge:
” … I pini han raccolto cotone di cielo
e infilato i fiocchi tra i capelli,
e le betulle tendono i rami sottili
delicatamente, delicatamente…
Su pozze ghiacciate scrivono gli uccelli
su nuove lavagne.”
Non male, è fine gennaio ed ho già riposto gli addobbi natalizi, scritto gli auguri per il nuovo anno.. Mi guardo in giro: quanto ci vorrà per riporre tutti i giornali, libri, riviste, ritagli, stampe, quaderni ed inviarli in grosse scatole verso la casa in collina? Passo la spugna come i pensieri fossero scritti su di una lavagna.. non ci posso pensare ora.. Le grammatiche di nuvole non trovano calamai disponibili negli ultimi tempi.. verrà il loro momento…
“Luce. Gennaio. Mattina presto.
Respiro – e incorona lo sguardo
il vuoto abbagliante del cielo.
Ammettimi nei tuoi infiniti
presenti, luce che vieni e assolvi
ogni speranza e inutilità,
ogni dimenticanza.
Oggi, pieno di tempo,
di tanta chiarezza che mi sopraffà,
immergimi dentro il freddo azzurro che inghiotte il suono.”
(Gian Mario Villalta)
Splinder in odor di chiusura, prova e riprova, alla fine fraun’istruzione e l’altra, pur con la mia ignoranza informatico-virtuale, ho traslocato il mio blog Fiocchi di nuvole 2 qui… peccato per l’altro blog Fiocchi di nuvole, avendo perduto la possibilità di recuperare la password.
Vorrei promettere che renderò l’ambiente più attuale 🙂
Intanto buona domenica, fra vento gelido, studi di violoncello e pianoforte, intenzioni di pentole prossime..